Mondo

L’unico uomo politico italiano ad aver visitato le favelas

Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha scelto di incontrare gli abitanti di molte favelas, in occasione del suo soggiorno in Brasile

di Redazione

Un modo per distinguersi dai suoi colleghi politici presenti allo FSM, preoccupati più dalla gestione della loro immagine a Porto Alegre che dal confronto con le realtà di quella terra. Egli rivela qui le sue prime impressioni ed individua nuove prospettive per la cooperazione internazionale. Quale bilancio trae dal suo viaggio e dalle visite in alcune delle più grandi favelas del Brasile? La mia sensazione è che si sia raggiunto uno squilibrio che non è più tollerabile sul piano etico da parte di società sviluppate come il Brasile. Le realtà urbane descrivono le più inaccettabili durezze della vita quotidiana ma anche “la corsa alla protezione ” da parte dei ricchi che costruiscono, giorno dopo giorno, delle barriere di fronte all’aumento della violenza.” Di qui l?enorme sfida lanciata alle politiche che hanno il dovere di trovare soluzioni a favore della costruzione di una nuova coscienza collettiva. Perché andare ad incontrare gli abitanti delle bidonvilles? Questo viaggio è una scelta personale, un esercizio che mi sono imposto per la mia presa di coscienza individuale, per le mie riflessioni. So che le donne e gli uomini politici fanno di rado tale passo. Tuttavia, si comprendono meglio i problemi di questo mondo osservandoli più da vicino, parlando con la gente e prendendo per questo il tempo che occorre per instaurare la fiducia ed il dialogo. Cosa le ispira il Forum mondiale di Porto Alegre? Si riuniscono qui le persone che non sono d’accordo con parte o con la totalità delle politiche seguite dagli Stati e delle raccomandazioni degli organismi multilaterali. Spetta, credo, al mondo politico progressista fare in modo che la coscienza progressiva e politica che i dibattiti del FSM testimoniano, partorisca ulteriori proposte concrete. La nostra presenza si fonda su questo presupposto. Che cosa intende fare, una volta ritornato a Roma? Desidero aiutare lo sviluppo dei progetti in corso nelle favelas che ho visitato e che portiamo anche il nostro contributo a nuove iniziative. Certamente, non saranno che gocce in un oceano. Ma, è importante dare un senso alle nostre azioni e legittimare l’ampio movimento che si costituisce per lottare contro la povertà. Parlare di povertà, della situazione dell’Africa, era fino a questi ultimi tempi relativamente insolito, un fatto considerato strano ed alieno dal destino dei paesi più ricchi. Come spiega il numero elevato di delegati italiani al FSM? Vede un legame con la volontà dei partecipanti di mostrare un altro volto dell’Italia rispetto a quello dato da Berlusconi? Mi sembra che quest’ampia partecipazione rifletta la presa di coscienza di un gran numero di italiani di fronte ai problemi delle nostre società contemporanee. Cattolici e laici vogliono sostenere la cooperazione sociale, i progetti auto-organizzati. L’Italia ha molto spesso la tendenza ad agire per conto proprio – in particolare nei confronti della Francia – all’esterno dell’Ue, compreso nell?aiuto allo sviluppo. Quale è la sua posizione a questo riguardo? Sono aperto a qualsiasi iniziativa che permetterebbe di fare convergere i nostri sforzi e spero di proseguire con Bertrand Delanoë, sindaco di Parigi, una cooperazione fruttuosa. Sembra che le nostre due città siano pronte a portare delle innovazioni in questo settore e ad avanzare insieme. Dobbiamo concretizzare le nostre ambizioni comuni.


Traduzione di Valentina Casiraghi

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Articolo originale: Le seul homme politique italien à avoir visité les favelas


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